Storia
Dagli archivi dell'asilo
emergono documenti antichi:
continuiamo, passo passo, a
ricostruirne la storia
23. Per Caterina, benefattrice
Sappiamo che nel 1897 ha iniziato la sua attività il nostro asilo. In quella stessa estate, Caterina prepara il suo testamento e nomina erede universale l'asilo.
Caterina Martinoli, due volte vedova, è definita possidente. Morirà di lì a un anno e il testamento verrà pubblicato. Queste sono le sue disposizioni.
Io Martinoli Caterina fu Giuseppe revoco ed annullo qualunque precedente mio testamento, volendo che solo il presente abbia vigore ed efficacia.
Nomino erede generale ed universale della mia sostanza che lascerò al mio decesso la Congregazione di Carità di Bedero Valcuvia, la quale dovrà devolvere tutto il ricavo della mia sostanza, sia vendendola che dandola in affitto, a beneficio dell’Asilo Infantile di Bedero Valcuvia, anche se non eretto in Corpo Morale.
L’istituto come sopra nominato dovrà però adempiere a quanto segue:
1- Lascio al mio pronipote Martinoli Giuseppe di Ferdinando di Cunardo, sino al compimento degli studi ecclesiastici, L. 50 all’anno; nel caso però non dovesse riuscire o cambiasse carriera, cesserà immediatamente tale annua sovvenzione.
2- Il ricavo del bosco detto Strasora in Ghirla sarà erogato per metà a vantaggio dell’Asilo Infantile di Ghirla e per l’altra metà a beneficio della Chiesa Parrocchiale di Ghirla stessa, con l’obbligo però in questa di celebrare annualmente in perpetuo a favore dell’anima mia una messa cantata.
3- I miei mobili ed indumenti voglio che siano distribuiti ai poveri più bisognosi del mio paese.
4- Dovrà pagare il mio erede tutti i miei debiti e la somministrazione di generi alimentari a me fatta, dopo averle prudentemente accertate.
5- Una volta cessato l’obbligo del pagamento di L. 50 al mio pronipote Giuseppe Martinoli per essersi verificate alcune delle condizioni di cui sopra dissi, dovrà l’erede mio far celebrare annualmente ed in perpetuo a favore dell’anima mia un triduo semplice nella chiesa di Bedero Valcuvia e cinque messe annuali a favore delle anime dei miei genitori.
6- Dovrà farmi un funerale di corpo settimo e distribuire il pane secondo l’uso del paese.
Per l’adempimento e l’esatta osservanza di tutto quanto sopra ho disposto, nomino esecutore testamentario il sig. Ossola Luigi fu Giacomo, Segretario dimorante a Bedero, con tutte le facoltà di legge.
E questa è la mia ultima volontà, da aver vigore dopo il mio decesso.
La questione ritorna all'onore delle cronache dopo dieci anni, quando probabilmente cessa l'obbligo a favore del pronipote Giuseppe di Cunardo.
Si tratta di dare attuazione alle disposizioni testamentarie al punto 5, dove si parla delle messe a suffragio. Ecco il conto spese del Parroco locale.
Bedero Valcuvia 2 settembre 1907
Memoriale perpetuo
Per l’Onorevole Congregazione di Carità
Di Bedero Valcuvia
Di far tenere al parroco locale, ogni anno, in anticipazione nel giorno 1 gennaio, incominciando dal 1 gennaio dell’anno 1908, la somma, per ora, di L. 18 (diconsi lire diciotto); ovvero, per una volta tanto, il capitale di L. 550 (diconsi lire cinquecentocinquanta) che diano annualmente il suddetto interesse di L. 18, affinché con esse si possano celebrare in perpetuo:
I. Un triduo semplice (ossia senza tomba) di Messe cantate, Uffici e Benedizioni col S. S. Sacramento in suffragio dell’anima di Martinoli Caterina fu Giuseppe ed in occasione dell’anniversario della sua morte avvenuta il 9 settembre 1898, pel quale occorre per lo meno l’elemosina di L. 10,50.
II. Cinque Sante Messe comunali, o meglio feriali, a favore delle anime dei suoi genitori, per le quali occorre per lo meno l’elemosina di L. 7,50, che fanno un totale di L. 18 e tutto ciò in base al n. 5 del suo testamento in data 24 giugno 1897.
In fede Sac. Rocco Iemoli Parroco locale
Dopo dieci anni, molta acqua è passata sotto i ponti, anche una guerra.
Il costo della vita è aumentato e si richiede un aggiornamento dei costi.
Si crea un contenzioso tra il parroco e la congregazione, viene chiamata in causa la curia di Como.
Questa è la risposta.
Al Molto Reverendo Parroco e Pro Vicario Foraneo di Bedero
Questo Ordinariato ha preso in esame la nota del 4 agosto 1919 e le successive dichiarazioni orali di V. S. concernenti l’adempimento in codesta Chiesa parrocchiale degli oneri di culto legati dalla defunta Martinoli Caterina con testamento 24 giugno 1897 di fronte al Decreto Vescovile 12 luglio 1919 che elevò per Superiore Disposizione in tutta la Diocesi di Como la tassa della messa a L. 4;
ed è venuto alla conclusione che la Congregazione di Carità di Bedero quale erede sia tenuta a corrispondere annualmente al Parroco locale per l’adempimento degli oneri suddetti il minimum richiesto dalle tariffe parrocchiali e dalla tassa diocesana vigente, che è di complessive L. 41 – cioè:
L. 7 per ciascuna delle tre ufficialiere anniversarie per l’importo di L. 21
L. 4 per ciascuna delle altre cinque messe, per l’importo di L. 20
Totale L. 41
E ciò per le seguenti considerazioni:
Se la Congregazione di Carità avesse affrancato l’onere versando il capitale corrispondente al canone annuo che si pagava anteriormente al 1919 in L. 22, essa si sarebbe liberata da ogni obbligo successivo, passato alla Chiesa.
Ma avendo mantenuto in se stessa il dovere di curare l’annuo adempimento del legato, l’importo corrispondente restò a carico della Congregazione sia col vantaggio di una cifra bassa, quale era negli anni decorsi, sia col peso di una cifra più alta come è al presente.
Certamente questa cifra deve rappresentare, come rappresenta, il minimum richiesto per la celebrazione delle funzioni disposte e per ogni eventualità non potrà mai superare le L. 50, ma finì al concorso di questa somma l’onere grava sull’erede come appare dal testamento al n. 5 che dice:
“Una volta cessato l’obbligo del pagamento delle lire cinquanta al mio pronipote Giuseppe Martinoli per essersi verificata alcuna delle condizioni di cui sopra dissi, dovrà l’erede mio fare celebrare annualmente ed in perpetuo a favore dell’anima mia un triduo semplice nella Chiesa di Bedero Valcuvia e cinque messe comunali a favore delle anime dei miei genitori.”
Tale parere fu già espresso da questa Curia alla S.V.R. che come rappresentante giuridico degli interessi della sua Chiesa deve fare presente alla debitrice Onorevole Congregazione di Carità quanto sopra.
D’ordine il Monsignor Vicario Generale
Con distinta stima mi professo
Como, dalla Curia vescovile, 31 gennaio 1920
Il Parroco consegna la risposta della Curia con questo biglietto di accompagnamento.
All’Illustrissimo Sig. Presidente
Dell’Asilo Infantile
Bedero Valcuvia
Illustrissimo Sig. Presidente
Due volte sono venuto il 19 corrente per portare personalmente l’unito Decreto della Veneranda Curia Vescovile di Como, in data 31 gennaio p.p. e ricevuto solamente il 16 corrente che riguarda il legato della defunta benefattrice dell’Asilo Infantile, Martinoli Caterina, ma avendo trovato il cancello chiuso a chiave ambedue le volte, glielo faccio avere mediante il procaccia comunale, essendosi anche gentilmente rifiutata la cognata Ossola Clementina.
Mi rincresce assai di non aver potuto ottenere la riduzione neppure per l’anno decorso, d’altronde in base al nuovo Codice di Diritto Canonico, per quanto mi fu riferito in Curia Vescovile di Como, la riduzione del numero delle Sante Messe, il Papa se l’ha riservata a se stesso, il che dinota la somma importanza che si dà a queste cose di coscienza.
Con tutta stima
Devotissimo
Sac. Rocco Jemoli Parroco
Bedero Valcuvia 20 febbraio 1920
Pubblicato il 16 settembre 2024
22. Nubende
Grazie a un fondo dedicato, la Congregazione di Carità di Milano assegna doti a ragazze bisognose.
Si raccomanda di spedire subito le pratiche dotali, che avrebbero già dovuto essere trasmesse prima d’ora. Milano, 18 febbraio 1915
Così è scritto a margine dell'intestazione, nel modulo per le candidature.
Abbiamo due documenti che comprovano l’assegnazione della dote a due ragazze di Bedero, uno del 1913 e l'altro del 1915.
E per l'assegnazione del 1915 c’è anche la ricevuta dei promessi sposi.
Pubblicato il 9 settembre 2024
21. I due Giovanni dell'asilo
I due Giovanni ai quali è dedicato l’asilo, Zamaroni e Martinoli, sono i due imprenditori di successo che, nel secondo decennio del secolo scorso, si impegnano come finanziatori, costruttori e amministratori del nuovo asilo, che verrà inaugurato nel 1925 (puoi trovare la loro storia sul sito della Pro loco).
Il Martinoli, il più giovane dei due, mentre è in carica come presidente della Congregazione di Carità, viene richiamato sotto le armi nel 1917. Tornato dalla guerra, muore dopo pochi anni di malattia, nel settembre 1922. Il suo ricordo sfuma pian piano nel tempo. Non ha figli; la vedova Giacomina Ossola è l’erede di tutto il patrimonio e sposa in seconde nozze il Valentini, noto in paese per essere stato sindaco per tre mandati, a cavallo tra anni ’50 e ‘60. L’elegante abitazione, villa Martinoli, verrà poi designata, e ancor oggi identificata, come villa Valentini.
Villa Valentino-Ossola oggi
Più lunga e complessa l'azione dello Zamaroni, il cavalier Giovanni. Ha aperto nel 1908 (L’eroico romanzo di Bedero Valcuvia - Camillo Bignotti) il suo stabilimento di tessitura meccanica, che dà lavoro a tutte le ragazze del paese, e intanto ha assunto la presidenza della Congregazione di Carità e, con essa, la responsabilità gestionale dell’asilo, sostenendo con caparbietà il progetto di costruzione di un nuovo edificio e di erezione in ente morale. Poi cede il ruolo all'altro Giovanni, per diventare sindaco del paese nel 1913 e poi podestà, mantenendo la carica fino al 1939. Viene ricordato come uomo d’ingegno, di mezzi, di potere, che per più di trent’anni rappresenta l’autorità in paese.
L'ingresso di villa Zamaroni, oggi
Il suo progetto per l’asilo ha il pregio di far convergere il suo interesse personale di imprenditore con quello più generale, dello sviluppo sociale dell’intera comunità. Nel momento in cui lo Zamaroni ne diventa presidente, l’asilo offre il suo servizio al paese da più di un decennio: ormai è considerato irrinunciabile. L’arrivo delle suore, propugnato e perseguito con impegno personale dallo Zamaroni, garantisce stabilità all’istituzione e vince la larvata ostilità dell’autorità religiosa del paese. Ora l’imprenditore, che è disposto ad investire in quest’impresa denaro ed energia, punta a ricavarne il massimo vantaggio per le sue attività.
È necessaria una sede più adeguata per l’asilo e per le suore? Si dovrà provvedere a una nuova costruzione? Bene, sarà fuori paese, proprio sulla strada che collega l’abitato allo stabilimento Zamaroni, così le mamme potranno accompagnare i loro bambini mentre vanno al lavoro, affidarli alle suore, riprenderli al suono della sirena, che segna la fine del turno. Tra i finestroni dello stabilimento e il giardino del nuovo asilo ci sarà solo un prato, le mamme avranno l’impressione di avere sott’occhio i figli tutto il tempo, la maternità non sarà più un ostacolo all’impiego. Il calcolo del cavaliere punta ad ottenere maestranze femminili stabili e grate, a tutto vantaggio della produzione.
Una cartolina storica con lo stabilimento
Impiegando capitali propri, lo Zamaroni acquista allo scopo un primo terreno, probabilmente quello di fronte alla sua villa. Poi ne trova uno migliore, cinquanta metri più in là, sulla via più diretta per lo stabilimento. Allora parte la costruzione dell’asilo su questo e torna piena proprietà dell’acquirente quello, dove il cavalier Giovanni costruirà piuttosto le dipendenze della sua villa: la rimessa delle carrozze e il magazzino.
Spicca, in tutti questi traffici, l’iniziativa del cavaliere. Occorre sottolineare però, ancora una volta, che l’opera che ha ideato e a cui concorre con dovizia di mezzi non è soltanto sua. C’è l’apporto sostanziale di capitali e mezzi dell’altro Giovanni, il Martinoli. Ci sono lasciti e donazioni, a cui concorre tutto il paese. E c’è la fattiva collaborazione di tutta la popolazione.
L’asilo è fin da subito avvertito ed apprezzato da tutti come un bene comune.
Pubblicato il 2 settembre 2024